L’unica opera di architettura moderna disegnata da Dante Bighi
La casa ha una pianta basata sulla forma di una doppia “L”, accoppiata e simmetrica. Il mattone, elemento tipico delle costruzioni rurali, domina tutto il fabbricato ed evidenzia i tre corpi principali della villa, favorito dalle forti pendenze delle tre falde del tetto e dalle semplici geometrie. Le due “L” creano due unità originariamente separate e disegnano due cortili, uno esterno alla cucina e uno nella zona giorno. Grandi finestre, lunghe vetrate e boiserie creano una stretta relazione tra gli interni della villa e il parco tutt’intorno. Il linguaggio architettonico della villa e il luogo in cui è immersa vivono in simbiosi, accentuando il fascino a-temporale di un luogo che ci sembra poter esistere da cento anni come da un solo giorno.
Tenendo presente le lezioni dei fondatori dell’International Style, con probabili particolari riferimenti ad Alvar Aalto, Dante Bighi ha concepito gli interni della villa in dialogo con le rigide forme geometriche evocate dai prospetti esterni.
L’ambiente principale è la zona giorno che accoglie l’ospite fin dall’ingresso e separa dagli spazi privati. Questo gioco dell’accogliere e dell’isolare ha avuto un’importante funzione soprattutto agli inizi: Villa Bighi è nata come residenza privata, suddivisa in due appartamenti, uno per Dante e l’altro per il fratello Donato. Le fotografie degli anni ’60 mostrano interni ammobiliati in stile sobrio e funzionale ed esterni ancora caratterizzati da una vegetazione prettamente a scopo produttivo (con la presenza 144 alberi da frutto).
Nel corso degli anni la villa cambia gradualmente destinazione:da abitazione familiare a casa della cultura, e ne sono testimonianza gli interventi di modifica degli interni: sparisce la parete divisoria tra i due appartamenti, viene inserita la grande vetrata di 20 mq, spostata in posizione più esterna rispetto alle aperture che prima aprivano su un piccolo porticato, il pavimento in cotto viene rivestito della moquette verde acido e i muri portanti vengono dipinti di rosso e nero, connotando fortemente le forme pure della costruzione.
La casa è costruita su un unico piano, con un livello rialzato, ricavato dalle pendenze di una delle tre falde del tetto. Questo livello è nato per contenere 3 stanze da letto per gli ospiti e un bagno, oggi è l’area di deposito degli oggetti che non vengono esposti.
Il piano terra si compone di due ingressi ai lati opposti della casa, da una parte si accede all’appartamento del fratello, poi divenuta l’accomodazione per l’amico Ammiraglio Benedetti (una cucina, un bagno, due stanze e una sala) e oggi sede degli uffici di UxA – Ufficio per l’architettura e centro studi Dante Bighi. Dall’altro portone di ingresso, quello che riporta la scritta bighi disposta in verticale, si accede alla casa di Dante, quella che oggi costituisce l’area ‘musealizzata’: una cucina protetta dalla parete curva dell’ingresso e affacciata sul giardino, lato via Carletti, il grande salone, caratterizzato dalle grandi vetrate e dalla scala in pietra che porta al livello superiore, oggi deposito. Al piano terra, dietro a questa parete rossa che ospita la scala si trova lo studiolo di Dante, aperto sul salone da un lato e sul corridoio dall’altro, Lungo lo stesso corridoio un bagno e, in fondo, la camera da letto del proprietario, oggi aula per la didattica e il deposito del ‘Fondo Enrico Pambianchi’.
Aggirandosi per la casa, potrete entrare in contatto con una particolare dimensione spirituale: alcuni spazi interni ed esterni, per la loro conformazione diventano infatti ‘luoghi dell’anima’ in cui sostare per riappropiarsi di un intimo rapporto con le cose e con la natura tutt’intorno. Sedetevi sul divano bianco, davanti alla grande vetrata, con l’oblò incastonato nella parete nera alla vostra sinistra oppure uscite dalla cucina e sedetevi sotto il portico ascoltando i sottili suoni della natura: siete negli spazi dedicati alla discrezione e alla segretezza, ma non per questo isolati dal resto dell’edificio, che continua a proteggervi e ad accogliervi.